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Ambiente ed Ecologia

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Linee Guida per il monitoraggio del consumo di suolo nell’ambito delle attività del Snpa

Linee Guida SNPA n. 50/2024 – ISBN: 978-88-448-12140

Le presenti Linee Guida sono il frutto di un lungo lavoro fatto dal Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente (Snpa) e ripercorrono la storia e l’evoluzione delle attività relative al monitoraggio del consumo di suolo, descrivendone i principali aspetti metodologici relativi all’aggiornamento annuale della carta nazionale del suolo consumato.

Le Linee Guida rappresentano il riferimento ufficiale per il Snpa della metodologia relativa alle attività di monitoraggio del consumo di suolo e vogliono offrire alle autorità e agli operatori del settore interessati, una prospettiva dal punto di vista tecnico delle procedure che vengono messe in atto, oltre a dare un contributo alla conoscenza delle stesse.

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Quanto è libera la stampa italiana quando si parla di clima?

Sulla libertà di stampa (la cui giornata si celebra il 3 maggio) c'è ancora tanto da fare nel nostro Paese: in troppi casi l'informazione resta fortemente influenzata delle lobby fossili e altre inquinanti. E così dai tg e giornali risulta difficile trovare traccia dei veri responsabili della crisi climatica. Per fortuna, però, c'è chi - come noi di greenMe - dice no, anche a costo di rifiutare finanziamenti allettanti per continuare a raccontare (e denunciare) la realtà, senza condizionamenti

La stampa italiana è davvero libera di parlare di crisi climatica? Molto meno di quanto si pensi. Da un lato è innegabile che rispetto a qualche anno fa nei tg e nei giornali vengono affrontati con più frequenza i temi ambientali, dai disastri ecologici al riscaldamento globale, ma la nota dolente sono le sue reali cause, spesso taciute o censurate.

Intervista a Paolo Vineis sugli eventi climatici estremi

L'umanità ha contratto numerosi debiti nei confronti dell'ambiente sotto vari aspetti, anche sanitari. Ascolta il podcast

Gli eventi estremi sono il campanello d'allarme di un'emergenza globale che impatta sulla salute: sono necessarie nuove strategie per salvaguardare milioni di individui, a cominciare dagli anziani e dai "fragili". Ascolta il nostro podcast con l’epidemiologo Paolo Vineis

Ne abbiamo parlato con Paolo Vineis, epidemiologo ambientale e docente presso l'Imperial College di Londra

Un mondo affamato che butta nella spazzatura oltre 1 miliardo di pasti al giorno

Perdite e sprechi alimentari per un trilione di dollari e che generano l’8 - 10% delle emissioni globali annuali di gas serra

Secondo il Food Waste Index Report 2024, pubblicato alla viglilia dell’International Day of Zero Waste dall’United Nations environment programme (Unep) in collaborazione con WRAP, «Nel 2022, , mentre 783 milioni di persone soffrivano la fame e un terzo dell’umanità si trovava ad affrontare l’insicurezza alimentare, le famiglie di tutti i continenti hanno sprecato oltre 1 miliardo di pasti al giorno. Lo spreco alimentare continua a danneggiare l’economia globale e ad alimentare il cambiamento climatico, la perdita della natura e l’inquinamento».

Il nipvo rapporto  fornisce la stima globale più accurata sullo spreco alimentare a livello di vendita al dettaglio e di consumatore e dà indicazioni ai Paesi su come migliorare la raccolta dei dati, suggerendo anche le migliori pratiche per passare dalla misurazione alla riduzione degli sprechi alimentari.

Qualità dell’aria: migliora nel 2023, ma importante proseguire nelle azioni di miglioramento

Rispettati nel 2023 i valori limite annuali del particolato atmosferico PM10 in tutti i punti di misura, come anche quelli del PM2,5 (311 su 312), con una riduzione media per quest’ultimo di circa il 13% rispetto alla media del decennio 2013-2022. Anche il valore limite giornaliero del PM10 è stato rispettato nell’89% delle stazioni di monitoraggio, con eccezioni concentrate soprattutto nell’area Nord est del bacino padano (47 superamenti su 63), in porzione della conca a nord del Vesuvio e in provincia di Frosinone.

Nei limiti in quasi tutte le stazioni di monitoraggio (98%) il valore annuale del biossido di azoto, che nel 2023 segna una riduzione del 19% rispetto al decennio 2013-2022. I superamenti si verificano in stazioni influenzate da alti flussi di traffico stradale: Torino, Milano, Brescia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Catania e Palermo.

Clima, Eea ha pubblicato la prima valutazione europea dei rischi

In Europa caldo estremo, siccità, incendi boschivi e inondazioni sono destinati ad acuirsi anche in base agli scenari più ottimistici in materia di riscaldamento globale e a incidere sulle condizioni di vita in tutto il continente. L’Agenzia europea dell’ambiente (Eea) ha pubblicato i risultati della prima European climate risk assessment, Eucra (valutazione europea dei rischi climatici). La relazione sviluppa e integra l’attuale base di conoscenze sugli impatti climatici e sui rischi per l’Europa e non era mai mai effettuata quale contributo all’individuazione delle priorità politiche in materia di adattamento ai cambiamenti climatici e in supporto ai settori sensibili al clima.

Ne emerge che in Europa le politiche e gli interventi di adattamento non tengono il ritmo con la rapida evoluzione dei rischi climatici. In molti casi, un adattamento incrementale non sarà sufficiente. Inoltre, poiché numerose misure volte a migliorare la resilienza ai cambiamenti climatici richiedono molto tempo, possono essere necessari interventi urgenti anche per rischi non ancora critici.

Alcune regioni d’Europa sono aree in cui si concentrano rischi climatici multipli. L’Europa meridionale è particolarmente a rischio a causa degli incendi boschivi nonché degli effetti delle ondate di calore e della scarsità di acqua sulla produzione agricola, sul lavoro all’aria aperta e sulla salute umana. Le inondazioni, l’erosione e l’infiltrazione di acqua salata minacciano le regioni costiere europee a bassa quota, comprese molte città densamente popolate.

“Piano Transizione 5.0”, approvato il decreto, 6,3 miliardi per la transizione digitale e green delle imprese italiane

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto-legge Pnrr che porta a 13 miliardi totali i fondi per il biennio 2024-2025 per finanziare la transizione green

Matteo Paolini - GIORNALISTA GREEN - Fonte: quifinanza.it

 

Un finanziamento aggiuntivo di 6,3 miliardi di euro è stato allocato per sostenere la transizione digitale e verde delle imprese italiane, sommandosi ai 6,4 miliardi già destinati secondo la legge di bilancio. Questo nuovo budget è stato ufficializzato attraverso lo schema del Decreto Legge PNRR, recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri. Il provvedimento, volto a garantire l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dedica specifici articoli alle tematiche ambientali. In particolare, si evidenzia il Piano Transizione 5.0, un nuovo programma finalizzato a favorire la digitalizzazione e la decarbonizzazione delle imprese, incentivando gli investimenti privati in beni e attività mirati a questi due settori.

L’Italia sta diventando un Paese povero di acqua

Alla Fieragricola di Verona l’intervento del commissario nazionale contro la siccità, Nicola Dell’Acqua: «Dobbiamo capire che è cambiato il clima»

[2 Febbraio 2024]

Barcellona e l’intera Catalogna hanno dichiarato – in pieno inverno – l’emergenza siccità, lanciando un piano di razionamento dell’acqua e d’investimenti per far fronte alla crisi climatica. È uno scenario che riguarda da vicino anche il nostro Paese.

«L’Italia sta diventando un Paese povero di acqua ed è sbagliato parlare di siccità solo in estate, dobbiamo guardare l’aspetto meteorologico tutto l’anno e dobbiamo imparare dai Paesi che, avendo poca acqua hanno fatto molta più squadra fra le istituzioni».

Ha dichiararlo è stato il commissario straordinario nazionale per l’emergenza idrica, Nicola Dell’Acqua, nel corso della Fieragricola in corso a Verona: «Se non nevica, in Pianura Padana – ha continuato Dell’Acqua – avremo sicuramente ripercussioni estive, perché siamo abituati a prendere l’acqua dallo scioglimento delle nevi e dei ghiacciai, che però sono sempre di meno per effetto dei cambiamenti climatici. Dobbiamo capire che è cambiato il clima, d’inverno non piove più e non nevica più come una volta».

Dall’Europarlamento via libera definitivo alla direttiva contro il greenwashing

«Questa legge cambierà il quotidiano di tutti gli europei: ci allontaneremo dalla cultura dello scarto, renderemo più trasparente il marketing e combatteremo l'obsolescenza»

 

Dopo un lungo iter legislativo iniziato nel 2022 oggi l’Europarlamento – con 593 voti favorevoli, 21 contrari e 14 astensioni – ha approvato la nuova direttiva sul greenwashing, integrando così quella sulle asserzioni ambientali ancora in fase di discussione.

La nuova direttiva mira a proteggere i consumatori da pratiche commerciali ingannevoli e aiutarli al contempo a compiere scelte di acquisto più informate sotto il profilo ambientale, in particolare per quanto riguarda il rischio di greenwashing (ambientalismo di facciata) e di obsolescenza programmata.

Alla direttiva basta adesso ottenere l’approvazione definitiva da parte del Consiglio – il relativo accordo politico è già stato trovato lo scorso settembre – per essere poi pubblicata nella Gazzetta ufficiale; a quel punto gli Stati membri come l’Italia avranno 24 mesi di tempo per recepirla nel diritto nazionale.

Adattamento ai cambiamenti climatici, il Wwf boccia il Piano nazionale: «Limiti evidenti»

«Inammissibile che dopo 7 anni si propongano “possibili opzioni”, i Piani si chiamano tali proprio perché operano scelte»

Da una parte una «ottima identificazione sintetica dei possibili impatti e problemi», dall’altra sia una «mancanza di decisioni chiare e coraggiose» sia una «scarsa e deficitaria individuazione delle cose da fare e di come finanziarle».

È questo il succo del lapidario giudizio con cui il Wwf ha accolto il nuovo Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc), appena approvato dal Governo dopo sette anni di lunga attesa.

«Essendo un Piano, riteniamo non ammissibile – sottolineano gli ambientalisti – che dopo 7 anni si proponga solo un documento di “possibili opzioni di adattamento” “che troveranno applicazione nei diversi strumenti di pianificazione, a scala nazionale, regionale e locale”. I Piani si chiamano tali proprio perché operano scelte, specie a livello nazionale e sovraregionale».

Cosa che invece il Pnacc approvato dal Governo Meloni non fa: oltre a inquadrare il problema del cambiamento climatico, il documento si limita infatti ad elencare 361 possibili azioni per aumentare la resilienza del territorio, ma senza indicare compiutamente costi o fonti di finanziamento.

 

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