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VOLONTARI PER PASSIONE

Rifiuti

Il viaggio delle plastiche nel Po

Stallo prolungato in alveo del plastic litter.

Solo il 15% arriva in Adriatico

«Una predominanza di rifiuti plastici delle dimensioni inferiori ai 10 centimetri di lunghezza e la precisa identificazione delle potenziali zone d’accumulo degli stessi, rilevata sia per quantità che tempo di permanenza: un quadro che resta sotto osservazione, quello del fiume Po, ma la notizia degna di rilievo è che la quantità di plastica che giunge sino al Mare Adriatico è stimata in poco meno del 15% del totale quantificato più a monte e che, inoltre, la tecnologia assiste il monitoraggio grazie alla positiva evoluzione dei dati satellitari, oggi più performanti e in grado di rilevare gli accumuli di plastica anche tra la fitta vegetazione del Grande Fiume».  Sono questi in sintesi i risultati del Monitoraggio Applicato alle Plastiche del Po (MAPP),  presentati oggi a Ferrara, un progetto promosso dall’Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, avviato a giugno 2021 con  il rilascio dei tracker (sensori di rilevamento) a Torino e che, per due anni, ha utilizzato differenti strumenti e metodologie – alcune del tutto innovative a livello europeo – consentendo di stimare le quantità, le dimensioni, le principali direttrici di spostamento e i punti di potenziale accumulo del materiale plastico trasportato lungo la rete idrografica del fiume Po e accrescere la comprensione del fenomeno del plastic litter nel Grande Fiume.

Stop al food waste: con Rimpiattino costruiamo un mondo a spreco zero

Rinnovabile, riciclabile e anche nemica dello spreco. Le infinite proprietà della carta la rendono l'alleato ideale nella lotta alle grandi emergenze ambientali del nostro tempo, dal cambiamento climatico al consumo indiscriminato delle risorse. Compreso il cibo, che tra preparazioni gourmet, deliri “food porn” e ricette esotiche tempesta le nostre bacheche social ma del quale, tuttavia, stentiamo ancora oggi a riconoscere il valore. Secondo l'ultimo osservatorio Waste Watcher, anche se in calo del 12%, nel 2022 ogni italiano ne ha sprecato oltre 524 grammi a settimana.

Microplastiche nell’acqua in bottiglia: fino a 370mila particelle in un solo litro e molte sono nanoplastiche (le più pericolose)

Le microplastiche sono ormai ovunque e, purtroppo, contaminano anche l’acqua che beviamo. Un nuovo studio, condotto da scienziati della Columbia University, si è concentrato in particolare sull’acqua imbottigliata, rivelando che un solo litro può contenere fino a 370mila microscopiche particelle di plastica.

Ovviamente l’implicazione di questa scoperta, non nuova per la verità ma sicuramente più allarmante visti i particolari emersi dalla nuova ricerca, interessa la salute umana. Le particelle di plastica infatti, una volta ingerite, potrebbero raggiungere vari organi del corpo.

Sono in particolare quelle più piccole, con dimensioni inferiori a 1 micrometro, note come nanoplastiche, a preoccupare in quanto potrebbero penetrare facilmente nel rivestimento intestinale, nella placenta e persino nella barriera emato-encefalica, secondo Beizhan Yan, ricercatore della Columbia University.

Regolamento imballaggi: da 50 ong europee documento a sostegno dei sistemi di deposito cauzionale

Mentre i negoziati sul regolamento imballaggi (PPWR) sono ancora aperti, 50 organizzazioni provenienti da 13 paesi europei lanciano attraverso un position paper un appello per l’implementazione di un solido ed efficace sistema di deposito cauzionale (DRS) per i contenitori di bevande in tutti gli Stati membri. Il documento era stato inviato a tutti gli Europarlamentari prima del voto in plenaria del 22 novembre scorso, mentre ora è stato recapitato alle Rappresentanze Permanenti dei vari paesi Ue in vista del Consiglio del 18 dicembre, tappa finale della legislazione

documento a sostegno dei sistemi di deposito cauzionale

Un’ampia piattaforma di quasi cinquanta organizzazioni europee – tra queste una decina di italiane – ha sottoscritto un documento comune in cui viene spiegata l’importanza dei sistemi di deposito cauzionale (DRS) nell’ambito del nuovo Regolamento imballaggi e più in generale nell’agenda comunitaria. Il position paper era stato inviato a tutti gli Europarlamentari prima del voto in plenaria del 22 novembre scorso, mentre ora è stato recapitato alle Rappresentanze Permanenti dei vari paesi Ue in vista del Consiglio del 18 dicembre, in cui l’assemblea di Bruxelles definirà la propria posizione con cui andrà al Trilogo finale.

Rifiuti urbani: i dati 2022 in Campania

L’Osservatorio regionale sulla gestione dei rifiuti ha pubblicato i dati su produzione e raccolta di rifiuti urbani in Campania nel 2022. Si registra un leggera flessione della produzione rispetto al 2021 (-1.6%) e un lieve aumento della quota di raccolta differenziata (dal 54,7% del 2021 al 55,6% del 2022). A seguire una sintesi dei dati salienti, curata dalla Sezione regionale del Catasto rifiuti (Arpa Campania), che collabora alla raccolta, validazione ed elaborazione dei dati.

28° Rapporto Annuale Comieco sulla raccolta differenziata di carta e cartone in Italia

Carta e cartone: nel 2022, calano i consumi ma non la raccolta differenziata (+20.000 tonnellate). 
Si conferma oltre i 3,6 milioni di tonnellate annui la raccolta di materiali cellulosici (+0,6% sul 2021).
La media nazionale pro-capite sopra i 61 kg, nuovo record.
Il tasso di riciclo degli imballaggi cellulosici supera l’81% confermando il superamento degli obiettivi UE al 2025 e il progressivo avvicinamento ai target fissati per il 2030.

Risultati incoraggianti per la raccolta differenziata di carta e cartone nel 2022: l’andamento indica una crescita rispetto all’anno precedente anche se contenuta. 
In generale, i dati mettono in evidenza la solidità del sistema di raccolta, riciclo e recupero in un contesto complicato, considerando un generalizzato calo dei consumi in particolare alimentari, legato all’innalzamento dei costi energetici e delle materie prime con evidenti effetti sui tassi d’inflazione dovuto alla guerra russo-ucraina, con una conseguente riduzione della produzione di rifiuti di oltre 1 milione di tonnellate.

Tari, ecco quanto incidono raccolta e impianti sui costi standard di gestione rifiuti urbani

Dal ministero dell’Economia le nuove linee guida per i Comuni chiamati a definire il piano economico finanziario della Tari

[10 Maggio 2023]

Il ministero dell’Economia ha pubblicato le nuove linee guida cui i Comuni sono chiamati ad attingere per calcolare i cosiddetti “fabbisogni standard”, ovvero il riferimento per il costo unitario effettivo del servizio di gestione dei rifiuti urbani.

Il costo del servizio rifiuti deve infatti essere «interamente finanziato dal relativo prelievo, la tassa sui rifiuti (Tari)», e i fabbisogni standard servono per capire se il servizio – e dunque l’esborso richiesto alla cittadinanza – è svolto in maniera efficiente o meno dal punto di vista economico.

Il parametro di base è la stima del costo medio nazionale di riferimento per la gestione di una tonnellata di rifiuti, pari a 130,45 euro.

Da qui, per ottenere il costo standard di riferimento specifico per ogni Comune, occorre aggiungere i differenziali di costo relativi a varie componenti: la percentuale di raccolta differenziata, la distanza in km fra il Comune e gli impianti, il numero e la tipologia degli impianti regionali, la percentuale di rifiuti urbani trattati e smaltiti negli impianti regionali, la forma di gestione del servizio rifiuti, i fattori di contesto del Comune, le economie/diseconomie di scala, le modalità di raccolta dei rifiuti, il cluster o gruppo omogeneo di appartenenza del Comune.

I rifiuti pericolosi continuano a crescere, ma l’Italia tratta solo la metà di quelli che produce annualmente

Corte dei conti europea: a livello Ue il gap tra rifiuti pericolosi generati e quelli trattati è al 22% 

 

La normativa europea definisce i rifiuti pericolosi come quelli che presentano una o più caratteristiche di pericolo – esplosive, irritanti, tossiche –, facendo rientrare in questo perimetro anche rifiuti generati giornalmente nelle nostre case: ad esempio alcuni medicinali, batterie usate, prodotti per la pulizia, apparecchiature elettroniche, etc.

Si tratta di una frazione di rifiuti che continua a crescere. Secondo il nuovo rapporto appena pubblicato dalla Corte di conti europea sul tema, nell’Ue la generazione di rifiuti pericolosi è cresciuta del 23% nel Vecchio continente dal 2004 al 2018 (arrivando a 228 Kg pro capite l’anno), mentre in Italia è arrivata a segnare un +58% (168 Kg pro capite l’anno) nello stesso periodo.

«La produzione di rifiuti pericolosi aumenta e l’Ue non può non affrontare la questione – commenta Eva Lindström, il membro della Corte responsabile dell’analisi – I metodi da preferire per occuparsi dei rifiuti pericolosi sono il riciclo e il recupero di energia. Si dovrebbe ricorrere allo smaltimento solo come estrema risorsa. Ciononostante, oltre il 50% del totale dei rifiuti pericolosi dell’Ue viene ancora smaltito».

I dati sui rifiuti urbani in Italia. Presentato il rapporto 2022

Mercoledì 21 dicembre, in un webinar trasmesso da Ricicla tv, Ispra ha presentato l’edizione 2022 del Rapporto Rifiuti Urbani, con i dati relativi all’anno 2021.

Giunto alla sua ventiquattresima edizione, il rapporto è frutto di una complessa attività di raccolta, analisi ed elaborazione di dati da parte del Centro nazionale dei rifiuti e dell’economia circolare dell’Ispra, con il contributo delle Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’Ambiente. Attraverso un efficace e completo sistema conoscitivo sui rifiuti, si intende fornire un quadro di informazioni oggettivo, puntuale e sempre aggiornato di supporto al legislatore per orientare politiche e interventi adeguati, per monitorarne l’efficacia, introducendo, se necessario, eventuali misure correttive.

CONOE alle Istituzioni: prioritario avviare progetti di collaborazione per smaltire l’olio vegetale esausto

Sono ancora molteplici le criticità che caratterizzano la filiera: dalla raccolta dell’olio vegetale esausto nelle case italiane e nelle navi fino all’aggiornamento del decreto End of Waste. Per questo il Consorzio nazionale di raccolta e trattamento degli oli e dei grassi vegetali ed animali esausti, ha lanciato un appello nel corso della 25a edizione di Ecomondo, affinchè le istituzioni collaborino per incentivare il loro corretto smaltimento

Educare e formare i cittadini e le nuove generazioni al corretto smaltimento degli oli e grassi vegetali ed animali esausti. Un rifiuto che, se correttamente smaltito, può diventare una risorsa preziosa per il Pianeta. Sono questi i pilastri su cui poggia l’appello del CONOE, Consorzio nazionale di raccolta e trattamento degli oli e dei grassi vegetali ed animali esausti, lanciato nel corso della 25a edizione di Ecomondo.

Sono ancora molteplici le criticità che caratterizzano la filiera: dalla raccolta dell’olio vegetale esausto nelle case italiane e nelle navi fino all’aggiornamento del decreto End of Waste.

 

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